Alla fine del seconda guerra mondiale vi fu un fiorire di riviste che potremmo definire “pulp” (ovvero dai contenuti forti, abbondanti i crimini violenti e situazioni macabre) e furono chiamate “kasuori-shi” (“liquore illegale” oppure “liquore di bassa qualità“) per via della bassa qualità della carta su cui erano stampate e del contenuto vagamente erotico.
La più famosa di queste riviste era il leggendario Kitan Club Magazine, che deriva il nome dalla parola “inbunkitan” che significa “strane storie“, che fu lanciato nel 1947 e combinava racconti di vario tipo, con altri contenuti a sfondo vagamente erotico. Tra i suoi lettori ve ne furono due di Osaka che avrebbero avuto profondo impatto sul futuro del kinbaku.
Suma Toshiyuki fu assunto come editore della rivista fin dai suoi esordi, mentre Tsujimura Takashi era un lettore che nel 1948 decise di inviare alla redazione una sua storia pensando che tanto non sarebbe potuta essere peggio di quelle che leggeva sulla rivista. Con sua grande sorpresa il suo racconto non solo fu accettato, ma diede inizio ad una collaborazione con la rivista durata 25 anni.
Suma Toshiyuki divenne l’autore, editore e bakushi (legatore esperto di kinbaku) conosciuto con il nome di Minomura Kou e, con il nome di Kita Reiko, fu uno dei più grandi illustratori di kinbaku e sadomaso del Giappone. La rubrica di Tsujimura sulle pagine di Kitan Club, “Camera Hunt”, fu una delle più seguite e delle più influenti nel corso della storia dell’kinbaku giapponese.
Le riviste pulp come Kitan erano per lo più riviste con racconti storici, comici di suspence ed erotici. Vi erano persino storie di mistero e di fantascienza. Le fotografie erano costose da pubblicare e scarsa qualità della carta non ne favoriva la riproduzione, quindi erano per lo più riviste testuali. Questo significa che il pubblico di queste riviste era solidamente ben erudito. il che permetteva loro di apprezzare il genere fantasy ed erotico. Nel numero di luglio del 1952 fu pubblicato il disegno di Kita Reiko dal titolo “10 posizioni di donne nude e legate” che fu molto apprezzato dal pubblico e incrementò le vendite al punto che l’editore decise di indirizzare la sua rivista verso il sadomaso erotico. Questa immagine è universalmente considerata un vero punto di svolta: dalla sua apparizione in poi vi furono sempre più storie e disegni incentrati sul bondage utilizzato in una maniera erotica.
Una seconda pietra miliare fu posta il mese dopo quando Minomura chiese a Tsujimura di legare la modella Kawabata Tanako per la prima foto di bondage nudo di Kitan Club. Fotografie di modelle nude erano apparse in altre riviste ma questa fu il primo nudo di bondage realizzato espressamente per un’arrivista mensile di orientamento sadomaso, pubblicata commercialmente ed offerta per la vendita generica (in opposizione alle pubblicazioni private di Ito, che venivano spesso bandite). Questo evento coincise anche con il primo uso delle parole “kinbaku” e “modella di kinbaku“. Secondo lo stesso Minomura, vi fu un interesse passionale riguardo i tipi legatura usati nelle fotografie e illustrazioni e le nuove tecniche di legatura venivano commentate con grande partecipazione dai lettori.
Poichè le foto di nudo di bondage diventavano sempre più richieste e i fotografi si sforzavano di crearne sempre di nuove. Tuttavia, in alcune foto, il kinbaku appariva secondario in quanto le corde erano semplicemente drappeggiate sul corpo delle modelle. Queste foto erano fonte di grande irritazione per persone come Ito Seiu che le ritenevano una “spregevole imitazione della vera arte del bondage” e per lui esse portavano alla mancanza di sincerità, alla commercializzazione e alla pornografia. Una passione sincera, delle vere emozioni così come una grande perizia tecnica dovevano essere dimostrate se si voleva che il kinbaku fosse chiamata Arte. Alcuni dicono che la repulsione di Ito Seiu contro questi “finti” lavori di bondage lo hanno portato a dedicare le sue energie verso una “scuola” di bondage e che questa scuola divenne nel tempo la forma tradizionale di legature in Giappone.
Nel 1956 Minomura Kou lasciò Kitan Club per iniziare la sua rivista Uramado (“Finestra sul retro”) che ben presto rivaleggiò in popolarità con lo stesso Kitan Club che, nella speranza di alleviare ai lettori la perdita di Kita Reiko, arrivò ad assumere un altro artista e a dargli il nome molto simile di Taki Reiko .
L’uso di questi pseudonimi era abbastanza comune a quel tempo: da un lato c’era il desiderio di anonimato quando si scrivevano o disegnavano soggetti erotici, dall’altro c’era la volontà di far vedere che la rivista aveva più collaboratori di quanti in effetti avesse. Ad esempio Iida Toyokazu, un giovane editore della rivista Uramado, ne usò almeno una dozzina. Egli continuò in questo business sia come autore che come rispettato bakushi prima con il nome di Toyo Kanichiro e poi, con il quasi leggendario nome di Nureki Chimuo che, a più di ottant’anni, è considerato il più grande maestro di kinbaku vivente.
Oltre a pubblicare interessanti articoli e fotografie e disegni di kinbaku, queste riviste SM pubblicarono anche illustrazioni dalle prime pubblicazioni di bondage occidentale di John Willie e Irving Klaw. Appare evidente infatti che Willie (il cui vero nome era John Alexander Scott Coutts, 1902-1962) , considerato uno dei migliori artisti di bondage occidentale e di “fetish”, abbia subito l’influenza giapponese e viceversa. E’ possibile persino rintracciare un’evoluzione nel tipo di legature eseguite da Willie dal suo periodo iniziale a quello del successivo in cui era avvenuto in possesso di alcune coppie delle riviste giapponesi. Per molti versi la la sua leggendaria rivista “Bizarre” era simile a Kitan Club e Uramado, anche se ebbe minor fortuna a causa della censura americana.
Ma anche in Giappone le cose non furono così semplici e Kitan Club sospese la pubblicazione nel 1955 per oltre un anno e quando ritornò sugli scaffali lo fece privo delle bellissime copertine colorate e di molti dei contenuti più audaci. La rivista non si riprese del tutto fino al 1960. Nel 1962 cominciò a essere pubblicato a puntate il famoso racconto “Hana to Ebi” (“il fiore il serpente“), scritto da Kuroiwa Yukihiko (meglio conosciuto come rispettato autore Dan Oniroku, scomparso nel 2011) sotto lo pseudonimo iniziale di Hanamaki Kyotaro, che segnò una pietra miliare nella letteratura sadomaso e che sarebbe stato ripubblicato in vari formati e numerose volte negli anni a seguire. Nel 1975 Kitan Club esce con il suo ultimo numero.
Queste riviste permisero un’evoluzione del kinbaku dalle sue forme più rudimentali legate all’hojojutsu a quelle più raffinate generate dal bisogno di legare essere fotografici e come risultato dell’interesse per il sadomaso. Gli intrecci di corde, una volta realizzati sulle schiene dei prigionieri, apparivano ora sulla parte frontale del corpo di modelle affascinanti. La sfida era di rendere queste legature storiche sicure, belle da vedere e se possibile erotiche, per lo più gli stessi requisiti previsti dalla legature honnawa dell’hojojutsu. In questo periodo furono anche definiti i nomi delle legature così come le conosciamo oggi. La fine dell’età d’oro e delle prime riviste sadomaso in Giappone non durò a lungo e ben presto vi fu una seconda ondata di pubblicazioni a partire dagli anni 70, che spesso videro coinvolte le stesse menti creative.
Tutte le informazioni storiche sulle origini del Kinbaku sono prese dall’eccellente libro di Master K “The Beauty of Kinbaku“. Per approfondire questi temi vi consigliamo vivamente di acquistare il libro direttamente dal sito dell’autore http://www.thebeautyofkinbaku.com/. Le immagini sono di mero supporto al testo e sono prese da internet.