All’inizio degli anni 70, quando vi fu l’avvento di una nuova serie di riviste a tema sadomaso che portò alla definizione di quello che noi oggi consideriamo l’arte del kinbaku e del sadomaso, la censura non era particolarmente rigida. Tra queste riviste vi furono SM Collector, SM Select, SM Kitan, SM Mania, SM Sniper, SM King e altre. Questa situazione favorevole fu data anche dal fatto che verso la fine degli anni 60 il sadomaso entrò a far parte dell’immaginario collettivo tradizionale giapponese come un’attività erotica legittima. Quella che per Ito Seiu era una segreta ossessione, tutto d’un tratto divenne di moda e fino a quando non disturbava il wa (la “armonia”) della società diventando troppo esplicita o troppo offensiva, cominciò ad essere tollerata. Questa è la stessa attitudine che prevale ancora oggi in Giappone. La comprensione del sadomaso da parte della società era cambiata e diventata più aperta in parte anche grazie al successo di alcuni film e programmi televisivi notturni che spesso affrontavano temi del sadomaso. Lo stesso Tsujimura Takashi apparve più volte in questi programmi dopo aver lavorato come consulente di aver eseguito le legature per diversi film storici prodotti da una famosa e tradizionale casa di produzione.
Questa seconda andata di riviste riprese da dove le precedenti avevano lasciato, a cominciare dall’enorme miglioramento tecnico della qualità di stampa che permise una riproduzione ancora più fedele delle fotografie e delle illustrazioni. Minomura Kou fu di nuovo molto influente in questo periodo in qualità di consigliere, artista, autore, bakushi sia per SM Collector che per SM Kitan. Le riviste per cui lavorò divennero famose per le loro storie, i commenti, i fumetti, i tutorial di kinbaku (realizzati da Nureki Chimuo con il suo primo pseudonimo di Toyo Kanichiro) e fantastiche riproduzioni artistiche inserite in ogni numero. Oltre al sempre presente Kita Reiko, vi furono nuovi artisti che si affacciarono sulla scena, come Muku Youji, maestro negli schizzi a matita, il pittore Kasuga Akira, specializzato in bijin (“donne belle”) e Kaname Ozuma (scomparso nel 2011), il cui segno di riconoscimento furono i fantastici e coloratissimi tatuaggi con cui egli adornava il corpo legato delle donne del periodo Edo che raffigurava.
I racconti illustrati continuavano a dominare le pagine delle riviste e autori come Nureki (con i suoi numerosi pseudonimi) e Minomura scrissero moltissime storie. Un altro autore molto apprezzato il prolifico fu Chigusa Tadao, che produsse oltre 420 storie, molte delle quali raggiungono quotazioni elevate quando vengono messe all’asta. Vi furono anche autrici molto famose, come Matsui Raiko.
Una differenza sostanziale tra il primo gruppo di riviste SM e questo è da ricercare nella maggiore importanza che veniva data alle fotografie con il passare degli anni. La maggior parte delle riviste conteneva almeno due servizi fotografici di kinbaku ben realizzati con modelle legate in modi sempre più interessanti. Erano talvolta presenti anche modelli maschi e riproduzioni di foto di bondage occidentale provenienti dagli Stati Uniti. Guardando queste immagini occidentali è difficile non scorgere la loro maggiore crudezza e la più evidente misoginia rispetto ai lavori giapponesi. In parte ciò era dovuto alla migliore qualità della fotografia giapponese di maestri quali Norio Sugiura, ma è anche vero che per molti versi il punto di vista giapponese su questo tipo di materiali era esteticamente più complesso e sofisticato.
I fan più preparati (chiamati “maniacs“) erano persino in grado di riconoscere le sottili differenze tra i kinbaku nelle diverse riviste. Minomura Kou, per esempio, preferiva legature a terra tradizionali e dalla semplice eleganza con disegni erano costruiti con attenzione per causare il minor stress possibile alle modelle ed invece creare situazioni di shuuchi (“timidezza” o “vergogna“). Il più giovane Nureki Chimuo preferiva invece uno stile più energico e l’uso di moda e corde e di pattern complessi e Tsujimura Takashi, sempre molto creativo, cominciò a sperimentare creando tsuri (sospensioni) con le sue partner.
Sebbene i numeri delle vendite di queste riviste fossero significativi, esse circolavano perlopiù a un pubblico di grandi appassionati (i maniacs appunto). Il grande pubblico divenne consapevole del kinbaku e del sadomaso grazie alla tv e ai film.
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